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valle di lanaitho

La ‘porta’ più accessibile degli aspri rilievi del Supramonte, celebre per intricati sentieri un tempo noti solo a pastori e carbonai, oggi itinerari di trekking che portano a tesori naturalistici e archeologici. La valle di Lanaitto (scritto anche Lanaitho o Lanaittu) è incastonata in uno scenario incantevole nei territori di Oliena e Dorgali, fra imponenti dorsali calcaree che hanno generato doline, canyon, guglie e grotte. Sarebbe un paesaggio lunare se non fosse ricoperta da rigogliosi boschi dalle mille sfumature di verde: lecci, terebinti, aceri, olivastri e ginepri secolari abbracciano viottoli sterrati e tortuosi. Il silenzio è rotto solo dai fruscii delle fronde. Tra monumenti naturali, siti preistorici e pinnettos – ripari dei pastori divenuti rifugi per trekker – facile avvistare mufloni o scorgere il volo delle aquile. Porta con te scarpe da trekking, zaino, borraccia e non dimenticare smartphone e binocoli.

Partendo da Oliena, superato il ponte sul lago Cedrino, la sorgente su Gologone è la prima spettacolare tappa dell’escursione a Lanaitto, poco prima dell’ingresso alla valle: acque limpidissime sgorgano da una profonda spaccatura, dopo aver scavato per chilometri, nel corso di millenni, fra candide rocce. Attorno l’ombra di eucalipti, oleandri e salici accompagnerà picnic e relax. Lasciato l’idillio e parcheggiata l’auto accanto a una casa rifugio, scenderai a piedi in una conca verde sorvegliata da pareti note ai climber: davanti a te la quinta calcarea del monte Corrasi, alle spalle le colonne basaltiche dell’altopiano del Gollei, ‘cattedrale gotica’ opera dalla natura. Un sentiero alberato conduce agli ingressi delle grotte sa Oche e su Bentu, collegate fra loro e fra le più lunghe d’Europa, paradisi per speleologi. Al loro interno fenomeni carsici hanno creato gallerie lunghe chilometri, sale alte sino a cento metri, decorate da stalattiti e stalagmiti, pavimenti ricoperti da cristalli affilati, laghi sotterranei e spiaggette sabbiose. Sa Oche significa ‘la voce’, in realtà, un boato rimbomba al suo interno quando, durante le piogge abbondanti, i flussi d’acqua fuoriescono allagando la valle. Lo stesso impetuoso torrente sotterraneo ha scavato su Bentu (il vento), più volte ‘teatro’ di corsi di sopravvivenza per astronauti. Dentro è una fiaba della natura: concrezioni simili ad animali preistorici, eccentriche sviluppate in ogni direzione, tendine calcaree di tutti i colori, vaschette d’acqua dalla trasparenza straordinaria.

A Lanaitto le grotte sono testimoni dei primi homo sapiens nell’Isola. Nella grotta Corbeddu, poco più a sud delle altre due, sono state rinvenute ossa umane datate tra tredici e settemila anni fa, nonché scoperti animali ormai estinti. La cavità, habitat di microrganismi unici e impreziosita da stalattiti e stalagmiti, è stato il rifugio segreto del bandito gentiluomo Giovanni Corbeddu Salis durante la latitanza (1880-1898). Si racconta che ‘il re della macchia’ rubasse ai ricchi per distribuire ai bisognosi e avesse allestito nella grotta un ‘tribunale’ dove i sospettati erano giudicati soltanto con prove certe di colpevolezza. Lasciata la grotta, percorrendo un continuo saliscendi fino al fondo valle, arriverai al villaggio tardonuragico sa Sedda ‘e sos Carros, in passato area di sosta dei carri che trasportavano legname. Le sue capanne circondano un pozzo sacro in massi di basalto scuro e calcare chiaro, unico nel Mediterraneo. Da nove teste di muflone scolpite sulla pietra l’acqua zampillava e si raccoglieva in una vasca circolare a gradoni, forse funzionale alle liturgie.

L’ultima tappa del tour della valle – cui dedicare un’intera giornata – è il monte Tiscali, sulla cui sommità, accessibile da una strettissima fenditura nella roccia, al fondo di una profonda dolina, si nasconde un villaggio nuragico, formato da capanne circolari dell’età del Bronzo e rettangolari forse riadattate in epoca romana. Il trekking a Tiscali è un’escursione d’obbligo: affronterai impegnativi percorsi sia passando dal versante occidentale olianese che da quello orientale dorgalese. Due ore per la salita, una per la visita, una e mezzo per la discesa. I sentieri costeggiano il monte, più si sale, più la visuale si amplia sui panorami della valle.

Da Oliena, borgo celebre per artigianato, olio d’oliva e vino Nepente, altri suggestivi itinerari raggiungono la cima del monte Maccione, Scala Pradu, ‘terrazza’ affacciata sulle vette dai profili taglienti del Corrasi, e su Campu de Orgoi, pianoro incastonato nel monte, da dove la vista spazia sino ai Supramonte di Orgosolo, Urzulei e Baunei.

credits: www.sardegnaturismo.it

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